Pillole della nostra arte

Il Girasole

Il Girasole

Pillole della nostra arte

Helianthus annuus è il nome scientifico del girasole.

Il suo nome si lega proprio al sole poichè in greco “Helios” significa sole e “Anthos” fiore, quindi è il fiore del sole. Ma c’è un motivo che va oltre la sua forma e il suo colore che lo avvicina al nostro astro e cioè è il suo comportamento che Linneo aveva studiato approfonditamente, l’eliotropismo.

L’eliotropismo è la caratteristica che indica il movimento che compiono i vegetali per orientare fiori o foglie verso il sole.

Il movimento è dato da uno stimolo luminoso percepito dal vegetale, grazie a delle cellule che, stimolate da un ormone fotosensibile, modificano la loro capacità di acqua interna. La pianta riesce così a seguire la traiettoria del sole cominciando da est, cioè da dove sorge, seguendolo fino al tramonto, a ovest, per poi tornare durante la notte a puntare ad est.

Mantiene questa caratteristica fino a maturazione quando lo stelo si irrigidisce e la maggior parte dei fiori restano puntati ad est.

Questa pianta che noi vediamo splendere nella bella stagione, ci ha oramai abituato alla sua presenza, ma la sua coltivazione è relativamente recente. Infatti arrivò in Italia solo agli inizi del XVI secolo, dall’America latina, principalmente dal Perù. Proprio in quel periodo oltre ai semi della pianta furono portate in Europa molte riproduzioni artistiche in oro del fiore che veniva venerato dalle popolazioni locali come rappresentazione terrena del sole.

Vi è una versione derivata da un mito greco che parla della nascita del girasole.

Il girasole non era conosciuto ancora al tempo dell’antica Grecia, infatti il mito sembra riferirsi proprio all’eliotropo che è un fiore già presente nel mediterraneo.

Ovidio nelle sue “Metamorfosi” ce ne dà un racconto con il mito di Clizia.

Clizia era una giovane ninfa innamorata perdutamente di Apollo, ma non fu ricambiata dal dio, cosicchè restò immobile e piangente ad osservarlo mentre solcava il cielo con il carro del sole.

Poi avvenne la metamorfosi, Clizia cominciò a trasformarsi in una pianta e più esattamente divenne un girasole che continuò per sempre a rivolgersi verso il sole seguendolo per tutto il suo percorso.

Nella storia dell’arte europea il girasole comincia a fare le sue prime apparizioni nei quadri di epoca barocca, più esattamente il pittore fiammingo Van Dyck è uno dei primi a riprodurlo in alcune delle sue tele, anche insieme ad un suo autoritratto.

Ma i girasoli dipinti più noti sono sicuramente quelli realizzati un paio di secoli dopo dal pittore olandese Vincent Van Gogh.

Tutti noi abbiamo presente il quadro di Van Gogh con i girasoli in vaso, ma il pittore olandese ne aveva realizzati molti altri, almeno 11 tele con soggetto girasoli, recisi appassiti e adagiati, come nella serie di Parigi, oppure in vaso, a prima vista molto simili, detti serie di Arles. Nel suo approccio quasi scultoreo van Gogh staglia da un fondo abbastanza piatto delle figure di girasole con pennellate dense e forti, intense che staccano i fiori dal loro fondo soprattutto nella serie di Parigi, mentre nella serie di Arles il fondo piatto è contrastato dall’andamento dei girasoli, contorti e sinuosi.

La serie di Arles dà l’impressione che i girasoli in vaso riprodotti in quel periodo siano tutti molto simili nelle varie versioni fatte. Sembra perché finita l’estate durante la quale il pittore poteva avvalersi di fiori veri da osservare, doveva invece utilizzare i quadri già fatti come modello per le copie realizzate in autunno e inverno, quando i girasoli non c’erano più.

Van Gogh stesso finisce per identificarsi nei girasoli.

Il girasole simboleggia sicuramente la gioia e la vita, ma ha anche rappresentato la sincerità e la subordinazione regale.

In questa primavera piovosa e così scarsa di sole sogniamo di rivedere quelle magnifiche “nappole gialle” ridenti, che gioiosamente ci aprono le porte dell’estate.

A cura di Lucio Minigrilli

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