Tradizioni Popolari

10 agosto: notte di San Lorenzo, notte delle stelle cadenti, notte di magia e speranza.

10 agosto: notte di San Lorenzo, notte delle stelle cadenti, notte di magia e speranza.

Tradizioni Popolari

Ogni anno, la notte del 10 agosto, gli occhi del mondo si rivolgono al cielo per cogliere al volo una stella cadente. Scientificamente parlando questo fenomeno avviene perchè un asteroide della costellazione Perseo (detto appunto Perseidi) viene catturato dall’orbita terrestre. Da tempi immemori, il 10 agosto viene dedicato al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti sono le lacrime versate dal santo durante il suo supplizio. Questo dona alla notte un’atmosfera carica di magia e di  speranza. Infatti, alla vista di una stella cadente si crede che si possano avverare i tutti desideri, ma attenzione per la buona riuscita del proposito è necessario ricordare contemporanemente anche il dolore di San Lorenzo. Infine, nella tradizione popolare le stelle del 10 agosto sono anche chiamate “Fuochi di San Lorenzo” poiché ricordano le scintille provenienti dalla graticola infuocata su cui fu ucciso il martire, poi volate in cielo. Anche se in realtà il Santo non morì bruciato ma decapitato.

 

“San Lorenzo della gran caldura e Sant’Antonio della gran freddura,

l’uno e l’altro dura poco”

Proverbio Popolare.

 

San Lorenzo, il santo del fuoco, come risulta dall’agiografia ufficiale e come amano ricordarlo le stampe popolari. È il patrono di Grosseto, città toscana, e si può dire che proprio nei simboli che lo accompagnano richiama i caratteri stessi della cittadina maremmana: il caldo della pianura assolata e il verde della vegetazione sognato e agognato dai maremmani. Un tempo per San Lorenzo era in uso mangiare il cocomero e davanti ad una fetta del gustoso frutto c’era l’abitudine di sancire nuovi patti agricoli. Bastava una stretta di mano e nessuno poteva rompere il contratto. Anche nell’aretino il 10 agosto era l’occasione per riunire tutti i capo famiglia dei vari poderi della zona, l’intento era quello di discutere e di decidere gli affari di comune interesse. Si mangiavano polli ruspanti e i “chicci”, ovvero i dolciumi sempre presenti in ogni bancarella. A Lucca, un’altra cittadina toscana, era in auge l’usanza del ramo di noce, oggi ricordata soltanto nei libri d’archivio.  I giovani andavano di sera a staccare qualche ramo di noce con i frutti abbondanti ancora appesi e lo mettevano fuori dalla porta dell’amata in segno d’amore. Ma poteva succedere che qualche ragazza la mattina seguente trovasse un altro dono e con ben altro significato, portato a dispetto da qualche innamorato respinto. Se c’era quindi un ramo di pino voleva dire: “Se tu vuoi marito, vattene in pineta e abbraccia una di queste piante!”, oppure se era un mucchio di canapa “Per me ti puoi appiccare!” , alludendo alla corda che si ottiene con la canapa.

Brano tratto da “Vita in Toscana”, libro gentilmente concesso dall’Istituzione Culturale ed Educativa Castiglionese

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