Storia di Giuseppe e Diane Rossi – ARtuscany
Ogni estate il contachilometri del suo pulmino aumenta di 40-50 mila chilometri. È stanco, certamente, ma il sentimento che lo pervade è pieno di soddisfazione. Perché ne è convito: viaggiare in giro per il mondo impreziosisce la sua vita. Giuseppe Rossi e la moglie Diane sono gli ideatori di ARtuscany, l’agenzia castiglionese che organizza, come loro stessi affermano, “vacanze educative in Italia”. I suoi amici-clienti sono di nazionalità inglese, americana neozelandese, norvegese, giapponese e tante altre ancora. “Nei loro soggiorni – continuano i coniugi Rossi – hanno la possibilità di respirare a pieni polmoni il sapere, la storia italiana”. Tante le nazioni di provenienza dei turisti, dunque, così distanti le une dalle altre e così diverse tra di loro. Ma c’è una cosa che li accomuna: l’amore per il sapere, per il talento e per le espressioni artistiche italiane. O meglio toscane. Si perché viaggiare in Toscana significa intraprendere un cammino nella conoscenza, nella cultura e nella tradizione italiana. Sono presenti città famose e cariche di storia come Firenze e Siena. Tutto racconta il passaggio di antichi e valorosi popoli come gli Etruschi, ma anche di grandi architetti come il Brunelleschi e Luca Signorelli. Oltre che di straordinari artisti come Michelangelo, Leonardo e Vasari. Con la loro intelligenza e creatività hanno prima plasmato e successivamente modellato un territorio unico al mondo. Ma la Toscana è sinonimo anche di luoghi e realtà minori come Castiglion Fiorentino, la Valdichiana e tutti i paesi limitrofi. Paesi meno conosciuti ma non per questo meno belli e affascinanti. “Rimangono conquistati – continuano all’unisono Giuseppe e Diane – dalle opere architettoniche dei nostri paesi, dei veri e propri gioielli!” Tutto questo, quindi, ha spinto Giuseppe Rossi e la moglie Diane a dar vita, una decina di anni fa, ad ARTuscany. Si perché forse niente è più presente nell’immaginario del viaggiatore che il patrimonio culturale e naturale della Toscana. E forse niente “strega” di più di una mirabile opera, di un paesaggio esclusivo, di un prezioso scorcio tra i vicoli di città medievali. “Fin da bambino desideravo lavorare a stretto contatto con l’arte, la natura, le bellezze storico-artistiche italiane – racconta Giuseppe Rossi – ed oggi quella fantasia è diventata una solida realtà!” Il sogno di un bambino, dunque, che si è materializzato in una concreta verità. Anche se per realizzarla il viaggio non è stato certo né corto né tanto meno facile. “Quando avevo 10 anni, la mia famiglia si trasferì da Potenza a Castiglion Fiorentino – spiega – All’epoca lavorava in una ditta incaricata nella realizzazione della Linea Ferroviaria Direttissima. Dopo un breve periodo mi sono trasferito in seminario a Roma ma ogni fine settimana come per ogni vacanza tornavo in questa meravigliosa terra. Ero ospite dell’istituto don Orione, siamo nel comune di Cortona, e il periodo tra l’adolescenza e l’età matura è trascorso, come si suol dire, a ‘pane e arte”. Poi la scelta più difficile, quella che avrebbe segnato la sua vita in maniera indissolubile. Continuare la carriera ecclesiastica o uscire dal seminario ed affrontare la vita civile ? Giuseppe Rossi decide di trasferirsi in Inghilterra dove gestira’ una grande azienda italiana. Sulla riva del fiume Tamigi, poi, incontrerà quella che sarebbe diventata sua moglie e con la quale avrebbe costruito una splendida famiglia. Ma Giuseppe sapeva in cuor suo che il “viaggio” della sua vita non era ancora completo.
Sapeva che sarebbe tornato in Italia. Ma come e con quali prospettive ? Semplice ! Il suo sogno nel cassetto era lì pronto per essere rispolverato e reso operativo. E così è stato. “Appena arrivato a Castiglion Fiorentino ho cercato una casa in affitto, dove tutt’ora abito. Ci sono voluti 3-4 anni per organizzare questo portale di comunicazione, ma soprattutto per delineare la strada su cui percorrere la via del successo. “Siamo partiti con dei semplici corsi d’arte, dove abbiamo coinvolto gli artisti locali. Ed oggi in questo progetto sono presenti scultori e pittori di fama internazionale”. I laboratori artistici hanno un focus pratico e professionale ma si rivolgono anche a tutti i livelli di abilità, dai principianti assoluti agli artisti competenti. Botteghe di pittura, quindi, ma anche di disegno, di scultura oltre che di mosaici e di lavori in vetro, ceramica e terracotta. Fino ad arrivare alla riproduzione di gioielli etruschi. “Imparare da zero o migliorare la capacità e le esperienze esistenti, è il nostro motto!” affermano Giuseppe e Diane. Oltre ad offrire un modo diverso di viaggiare i coniugi Rossi lavorano anche alla “ tutela e valorizzazione del territorio anche attraverso i prodotti enogastronomici. Pensiamo – spiegano – che la gente deve venire qui, nel nostro bellissimo paese, non c’è niente di simile al mondo, invece di far andare via i ‘cervelli’. Ci riferiamo ai giovani volenterosi e capaci che primeggiano in varie discipline. Se attueremo il progetto tutti potranno beneficiare degli aspetti positivi”. Aprire un flusso turistico culturale, sarà questa la sfida del futuro per Giuseppe Rossi e la moglie Diane. E conoscendo la loro tenacia sarà una sfida vincente.
La storia di Villa Schiatti
Quando l’innamoramento si trasforma in amore arriva il desiderio di stare insieme per tutta la vita. Questa è la storia di Angelo Marciano e della sua splendida moglie Giulia, gli attuali proprietari di Villa Schiatti. Due vite, un incontro, un solo destino. Che si traduce concretamente dopo la celebrazione del matrimonio anche nell’acquisto, nel 2007, della prestigiosa dimora storica. “Dopo una lunga assenza dall’Italia – raccontano i due coniugi – avevamo deciso di trovare una struttura che fosse sia il nostro ‘buen retiro’ ma anche un luogo magico per turisti e visitatori. Eravamo alla ricerca di un angolo di pace e di assoluta bellezza. Lo abbiamo trovato: Villa Schiatti rappresenta tutto questo!” Ci troviamo sul monte “Le Civitelle”, ad un’altitudine di 400 m, 800 m dalla strada regionale, nel comune di Castiglion Fiorentino. Ad est c’è la “cugina” Cortona, distante una decina di chilometri, mentre ad ovest si erge il maestoso Castello di Montecchio. Fin dai tempi antichi la zona, dove ora sorge Villa Schiatti, è sempre stata popolata. Ne sono testimoni i vari rinvenimenti che si sono susseguiti negli anni. Si tratta sia di alcuni frammenti di selce, risalenti al periodo preistorico, che di altrettanti bronzetti etruschi, ora nei musei stranieri di Leida, Vienna. Ma solo nel 1800 il luogo prende le sembianze attuali. L’aretino Giovan Battista Schiatti, un ricco possidente terriero che vide i natali proprio a Castiglion Fiorentino nel 1858, decise di ritornare a vivere nel paese della Torre del Cassero dove costruì una dimora signorile. Dal matrimonio con Lucrezia Sandrelli non nacquero figli e Giovan Battista decise allora d’istituire un “Ricovero Maschile di Protezione di Bambini Illegittimi” gestito dal Comune di Castiglion Fiorentino. Tra alti e bassi la “vita” nella struttura continuò tranquilla fino a quando la guerra, primo e secondo conflitto mondiale, non squarciò il cielo sopra la cittadina medievale. Da collegio, quindi, Villa Schiatti divenne un rifugio per gli sfollati. Siamo nel ventesimo secolo e solo intorno alla metà degli anni 80, la dimora storica si trasformò in un albergo-ristorante. “Mia moglie ed io durante le nostre vite abbiamo conosciuto moltissime persone – continua Angelo Marciano – L’incontro di culture, di storie e di tradizioni eterogenee è sempre entusiasmante. E questa ricchezza non abbiamo voluto abbandonarla. Da qui la scelta di acquistare una struttura che potesse sia metterci a contatto con il mondo che regalarci quiete e tranquillità”. Villa Schiatti si trova immersa nella natura incontaminata, tra uliveti e rigogliosa vegetazione. Il rumore della civiltà è distante anni luce. Tutto intorno parla di storia. “Quando ho visitato per la prima volta Castiglion Fiorentino e il suo territorio – afferma Marciano – sono rimasto letteralmente incantato dalla sua bellezza”. Un antico fascino formato da maestose mura e da semplici quanti originali vicoli. E proprio per non alterare questa magnificenza “i lavori – spiega Angelo Marciano – che ho eseguito hanno consolidato l’opera architettonica rispettando la struttura. Chi soggiorna a Villa Schiatti deve assaporare la grandiosità del tempo passato, quando si viaggiava a bordo di carrozze o quando le donne vestivano con gonne di crinolina. Ma se lo desidera deve anche disporre delle moderne tecnologie per essere sempre in contatto con la civiltà”. Rispetto per il passato, quindi, ma senza dimenticare il futuro. Per questo Villa Schiatti è unica. Basti pensare che nel 2012 ben 85 viaggiatori hanno classificato la dimora come eccellente. Stesso riconoscimento per Tripadvisor, il portale di viaggi più grande del mondo che anche per il 2013 ha confermato il Certificato di Eccellenza. Stesso riconoscimento per Tripadvisor, il portale di viaggi più grande del mondo. “Il nostro obiettivo – affermano all’unisono i coniugi Marciano – è quello di trasformare Villa Schiatti in un ambiente straordinario e raffinato.
Per l’amore che nutriamo per il territorio, l’impegno che ci stiamo mettendo è notevole”. Ancora l’amore, quindi, quel “fil rouge” che unisce un uomo e una donna. Quel “fil rouge” che unisce una coppia ad un progetto lavorativo. Villa Schiatti è in grado di esaudire qualsiasi desiderio o esigenza. “Nell’ultimo anno una decina di coppie – racconta Angelo Marciano – hanno voluto celebrare il loro matrimonio, non cattolico, nella nostra cappella”. Villa Schiatti è in grado di regalare un’atmosfera unica, indimenticabile. Anche grazie alle prelibatezze cucinate da esperti chef. “Abbiamo arricchito il nostro staff – aggiunge – con adeguate competenze anche nella linea di pasticceria. Sempre grazie all’amore, la passione e il rispetto per la natura incontaminata che circonda Villa Schiatti, offriamo degustazioni di olio extra vergine di oliva ottenuto e prodotto dalla spremitura di olive di nostra proprietà, frutto di varietà tra Pendolino, Frantoio, Muraiolo e Leccino”. Ma non è tutto. Oltre ad un piscina con vista sull’incantevole Val di Chiana c’è la possibilità di praticare numerosi sport sempre a contatto con la natura. Villa Schiatti, un quadro elegante dove il paesaggio e i servizi offerti risaltano la bellezza della dimora storica. Un luogo ideale per trascorrere una vacanza all’insegna del relax immergendosi totalmente in un’altra epoca.
Storia del B&B Viziottavo
Metti due giovani amici con il pallino dell’ospitalità. Metti un vecchio palazzo ma pieno di fascino, un pizzico di “follia” e il gioco è fatto. Dal 2011 davanti a piazza Tacci c’è il B&B Viziottavo. Siamo in pieno centro storico a Castiglion Fiorentino. Oltrepassata piazza del Municipio si scende per via San Michele e dopo un centinaio di metri troviamo piazza Tacci, appunto. L’ultimo inquilino lascia l’immobile alla fine degli anni 90. Da allora l’oblio diventa l’unico padrone di stanze e soppalchi. Il silenzio e l’abbandono prende il posto degli schiamazzi e delle grida giocose dei bambini. La svolta arriva solo nel 2009 quando Alessio, di professione geometra allora poco più che 28enne, per la prima volta varca la soglia del palazzo 400esco. “Mi sono bastati solo due minuti – racconta – per capire che il posto era perfetto per realizzare un B&B”. “Quando è arrivato al mio negozio – aggiunge Federico che ora ha 30 anni – non stava più nella pelle”. “La nostra idea – affermano all’unisono i due amici-imprenditori – era anche quella di dare un’opportunità in più al nostro paese. Castiglion Fiorentino è un antico borgo medievale ricco di storia, cultura e tradizioni. E per fortuna il caos cittadino e la vita frenetica sono ancora molto lontani da noi. Due elementi, questi, che rendono il nostro paese un piccolo scrigno. Insomma una cittadina a misura di turista, o meglio, di uomo”. Creare qualcosa di tangibile, dunque, per sostenere e supportare anche l’economia locale. Per dare una spinta al paese, custode di numerosi tesori artistici. Ma come spesso succede tra il dire e il fare c’è un sempre di mezzo il mare. E anche in questo caso “l’entusiasmo era alle stelle – continuano i due amici – ma l’avventura imprenditoriale era più complicata di quello che credevamo. Tante scartoffie da riempire, tanti iter burocratici da seguire”. Nonostante tutto due anni fa, maggio 2011, arriva l’inaugurazione alla quale partecipano centinaia e centinaia di persone. Tanti volevano complimentarsi con i due amici con la passione dell’accoglienza turistica. Ma altrettante persone, mosse da una pruriginosa curiosità, volevano vedere e perchè no toccare con mano l’ottavo vizio. Si perchè il B&B oltre a declinare i sette vizi capitali diventa lui stesso un vizio, da qui il nome “Viziottavo”. 6 camere da letto, super moderne e accessoriate di tutti i comfort, ognuna delle quali rappresenta un vizio: Superbia, Avarizia, Invidia, Ira, Accidia e la suite Lussuria. Inoltre, ad ogni stanza viene abbinato un colore e un profumo diverso. Poi c’è la gola, settimo vizio capitale, dove si consumano pantagrueliche colazioni. A tutto questo si affianca la minuziosa ricerca araldica che porta alla luce sia lo stemma della famiglia nobiliare che il temperamento piuttosto acceso di chi per secoli ha fatto vivere il palazzo. “Quando abbiamo pensato alla struttura la prima cosa che ci è venuta in mente – spiegano all’unisono – è stato un luogo che coniugasse perfettamente il relax al piacere”. E così un signorile palazzo storico, per secoli di proprietà di un’illustre nobile casata toscana, viene trasformato in un oasi di benessere. Lo stress, la vita frenetica, almeno per una notte, vengono lasciati fuori dal portone mentre dentro tutto è costruito per coccolare gli ospiti. A partire dal consolidamento e restauro dell’antica struttura architettonica. “Oltre ad aver recuperato tutto quello che era possibile – precisano – abbiamo pensato di avvicinare all’orginale anche la modernità e la super-tecnologia. (L’accesso alla struttura e alle camere avviene tramite BADGE MAGNETICO previo il quale viene anche attivata l’accensione delle stesse, evitando sprechi energetici ed aiutando, se pur nel nostro piccolo, l’ecosistema.)
Ecco che in ogni camera c’è la possibilità di effettuare la cromoterapia, un’antica terapia naturale che usa i colori per armonizzare il corpo e la mente”. E questo abbinamento ha stuzzicato e stuzzica la mente di molti turisti, in particolar modo italiani. “Si – affermano Alessio e Federico – i nostri clienti che al massimo si fermano 3 giorni, sono per il 70 % italiani. C’è una coppia di coniugi di Bologna che ogni anno viene per la Festa Medievale organizzata dal rione Cassero. Il restante 30 arriva dall’Olanda, dall’America, dalla Germania e dalla Francia”. In soli due anni, quindi, il B&B Viziottavo si è ritagliato un posto di rilievo nel panorama della ricezione sia locale che nazionale. “E’ doveroso un ringraziamento – sostengono i due amici – alle nostre famiglie. I nostri padri, Elio e Renato, che ci hanno aiutato tantissimo durante i lavoro di ristrutturazione. Le nostre mamme, Ginetta e Franca, che insieme a mia sorella – precisa Federico – ci aiutano nell’accoglienza”. Per Alessio e Federico si è realizzato, dunque, un sogno. Ma chi conosce bene i due ragazzi è sicuro che hanno in cantiere già un altro progetto.
La storia della Villa “Antica Fornace”
Che cos’è un tuffo al cuore ? È un’emozione fortissima che scuote l’anima. Una persona, un odore che apre le narici, un suono che s’insinua nelle orecchie, oppure un luogo incantato. Ebbene, tutte queste emozioni Pietro Baini le ha provate in un pomeriggio di mezza estate. Oltrepassato un fitto boschetto, ha intravisto quello che rimaneva della vecchia fornace di Brolio. “Davanti a me c’era solo un rudere e tante sterpaglie – ricorda – ma il paesaggio toglieva il fiato”. Siamo in aperta campagna castiglionese, a pochi passi di distanza c’è Foiano della Chiana. “Stavo ammirando un salotto – racconta – Distesa sotto i miei occhi c’era la Valdichiana, a sud con il Monte Amiata e Montepulciano fino a nord con il Pratomagno, prossimo ai confini con Firenze”. Un tuffo al cuore, dunque, che gli ha trasformato la vita e quella della sua famiglia. “Ho subito telefonato a mia moglie Cristina – aggiunge emozionato – e le ho detto che mi trovato al centro di un luogo magico, incantato. La campagna Toscana”. Solo un attimo per capire che quel luogo per lui era già speciale. “Lo fissavo cercando di possederne l’anima” aggiunge. Siamo nel 2000 e l’imprenditore foianese decide di acquistare la vecchia fornace dei Budini-Gattai, una delle più importanti famiglie toscane proprietaria di ben 23 fattorie tra cui, appunto, quella di Brolio. Ci sono voluti 5 anni, dal 2002 al 2007, per completare il restauro. “Ho cercato di rispettare in tutto e per tutto l’architettura originale – precisa Baini – oltre ad aver utilizzato tutti i materiali già presenti nella struttura”. La Villa risale per la parte centrale ai primi del 1600, mentre le sezioni successive sono state realizzate verso la fine del 1800. La fornace, appartenuta, come detto, fino al 1960 alla facoltosa ed intraprendente famiglia Budini-Gattai, era il luogo in cui venivano prodotti gli autentici laterizi toscani come mattoni, tegole e coppi, impiegati per la manutenzione ed il restauro dei fabbricati presenti nelle numerose fattorie di proprietà della famiglia. Così non solo i tetti e i muri hanno mantenuto inalterata la loro forma, grazie ad un’accurata ricerca alla Biblioteca di Firenze, ma soprattutto l’Antica Fornace (da qui il nome della struttura) e la vecchia cisterna, pezzi unici e di grande impatto, sono diventate le punte di diamante dell’antico casale. “Non e’ mai saggio tuffarsi a capofitto dentro ad una storia – precisa Baini – ma oggi ammirando tutto questo ritengo di aver fatto bene. Grazie al mio lavoro è stato recuperato anche un pezzo di storia di questa meravigliosa e splendida valle”. L’Antica Fornace è diventata anche il brand della società agricola, gestita da Edoardo, il figlio di Pietro Baini. Due archi di mattoni, uno dentro all’altro, raccontano la vita degli abitanti della Valdichiana. L’aspro sudore e i gravosi sacrifici di una moltitudine di uomini e di donne che vivevano di agricoltura.
Ed oggi, dopo aver ridato nuova vita alla vecchia fornace è possibile sedersi in un singolare quanto suggestivo salotto dove moderno e antico si fondono creando un ambiente unico. L’Antica Fornace si trova al centro della campagna toscana, lontana dal caos cittadino ma soprattutto al riparo dal quotidiano e selvaggio incedere della civiltà. Un immenso giardino di macchia mediterranea circondato da oltre 5 ettari di terreno e 400 olivi. Un oasi di pace che richiama facoltosi turisti da tutto il mondo. “Inghilterra e Stati Uniti poi seguono Australia, Giappone, Brasile e Germania” spiega Baini. La villa spesso viene scelta per festeggiare particolari ricorrenze come compleanni o matrimoni. O c’è chi, come il colonnello australiano e la moglie, preferisce trascorrere 3 settimane a disegnare acquerelli della splendida Valdichiana. Ma c’è anche chi non si allontana dalla piscina, riscaldata con 12 pannelli solari, o dal bagno turco ricavato all’interno della vecchia cisterna che un tempo serviva da raccolta acque per la fornace. “I nostri ospiti – aggiunge Baini – li coccoliamo tutti i giorni!” Un cesto di benvenuto contenente le prelibatezze enogastronomiche della zona. La possibilità di gustare sia i prodotti dell’orto che i piatti tipici della tradizione toscana. Inoltre la villa è arredata con mobili d’epoca come il pianoforte o la vecchia cassaforte del 1800 con un occhio di riguardo alle moderne tecnologie che rendono la vacanza unica ed irripetibile. “Mi ricordo che un po di tempo fa – ripensa Baini – un’agiata famiglia americana aveva acquistato, in un’agenzia turistica, il pacchetto “Dolce Vita” che prevedeva oltre ad un soggiorno a Venezia e Positano anche due settimane in Toscana. Ebbene invece di Firenze ha preferito trascorrere 15 giorni nella nostra struttura. Per noi è stato un grande riconoscimento che ci ha riempito di gioia”. L’Antica Fornace: un rifugio perfetto per chi ama passare una vacanza lontano dalla folla, la dimora ideale per raggiungere le più famose e belle città d’arte della Toscana e dell’Umbria.
Storia del “Residence Serristori”
Quando l’impegno sociale si trasforma in un simbolo della rinascita, dell’integrazione ma anche del divertimento e della spensieratezza prende il nome di “Residence Serristori”. Siamo a Castiglion Fiorentino, lungo la provinciale della Misericordia, a poche centinaia di metri dal ponte di Cesa, il confine naturale tra il paese della Torre del Cassero e Marciano della Chiana. Qui, immersa nel verde della campagna toscana sorge una struttura famosa in tutta Italia. Si perché, qui, è nata la prima scuola di ultraleggeri per disabili in Italia. La storia risale a diversi anni fa quando un sacerdote, entusiasta della vita, il rimpianto padre Arturo Buresti, e il suo grande amico Luciano Giannini, un vulcanologo con la passione per gli aerei, pensano ad un luogo dove ragazzi, famiglie e giovani uomini possano vivere una vita più semplice, senza barriere architettoniche. I primi ad aderire a questo progetto, tanto originale quanto lungimirante, sono Arnaldo Valdarnini, maestro di professione e giornalista per passione, in pratica la memoria storica dell’intero paese, e Franco Bentenuti, un giovane ragazzo cortonese che per un drammatico incidente motociclistico è costretto a vivere su di una sedia a rotelle. Insieme a loro Paolo Barucchieri, il deus ex machina del college americano “Santa Chiara” recentemente scomparso. “Da un anno a questa parte – dichiara Franco Bentenuti – alberga in me e in tutti i miei compagni un grande vuoto. Per noi Paolo era un amico sincero e fidato, era un compagno di ‘viaggio’ importantissimo”. L’avventura dei “pionieri del volo a motore” comincia nel 1995. In quel periodo Franco Bentenuti, primo pilota italiano di ultraleggeri ed elicotteri, diventa presidente dell’associazione sportiva “Baroni Rotti” e insieme ai suoi
soci-amici decide di costruire il centro volo. L’appezzamento di terra è quello messo a disposizione dall’Ente Serristori. “Un giorno un ragazzo disabile che faceva parte della mia stessa associazione di paraplegici mi ha raccontato della sua esperienza di volo con Luciano Giannini, quello che poi sarebbe diventato il nostro istruttore. Era entusiasta, ma allo stesso tempo molto triste perché non poteva manovrare l’apparecchio – racconta – Ed è per questo motivo che è nata l’associazione. Noi vogliamo promuovere l’attività di volo anche tra chi è portatore di deficit motori. Il nostro slogan recita: ‘Le Barriere Si Rompono, Ma Ci Sono Posti Dove Ce Ne Sono Meno Da Rompere’. Per noi il cielo è il luogo ideale per vivere, lì non ci sono barriere per nessuno! Quando siamo ai comandi di un ultraleggero le sensazioni che proviamo sono raddoppiate rispetto ad un normodotato. Del resto trascorriamo la nostra vita seduti su una sedia rotelle e quindi il volo ci fa sentire veramente liberi, ed è una sensazione bellissima!” Comincia così il lavoro per realizzare la struttura. “Abbiamo costruito alcuni hangar, falciato l’erba e impiantato la manica a vento – continua con il sorriso sulle labbra – eravamo felicissimi. I nostri sogni stavano diventando realtà”. L’inaugurazione ufficiale dell’aviosuperfice avviene l’anno successivo. Intanto i ruderi che sorgono a poche decine di metri non vengono né utilizzati né tanto meno ristrutturati. Fino a quando, siamo nel 2000, viene bandita un’asta pubblica “alla quale – Franco continua il suo racconto – decidiamo di partecipare”. Per 750 mila euro in più i 20 soci diventano i proprietari dell’appezzamento di terra con alcuni hangar e altrettanti aerei ultraleggeri. Ed oggi, a distanza di 10 anni, in quello stesso terreno, ci sono 15 appartamenti, di cui 8 accessibili ai disabili, un ristorante ed una piscina. “Per il nome della struttura – spiega ancora Bentenuti – abbiamo scelto quello del Conte Serristori”. Si perché il terreno dove sorge il residence era gestito dall’Ente Serristori che ha proprio come finalità aiutare le persone più deboli ed indifese. Così a distanza di decine e decine di anni, ancora una volta, il volere del Conte Serristori, il nobiluomo fiorentino che lasciò le sue ricchezze ai padri Filippini di Castiglion Fiorentino i quali le impegnarono verso i ragazzi bisognosi, veniva mantenuto. Ed oggi il “Residence Serristori” è diventato una delle più importanti realtà nel settore del Volo da Diporto, Sportivo e non solo, dimostrando, quindi, che la buona volontà consente di raggiungere importanti traguardi. Come è successo nel 2011 quando l’Aviosuperficie Serristori è andato il “Premio Avioportolano” per il miglior scalo avio-turistico italiano. Un premio molto prestigioso, in Italia esistono centinaia di scali, che porta in alto il nome di Castiglion Fiorentino e di tutta la vallata.
“Ogni anno – continua Franco – atterrano circa 300 aerei”.
Prevalentemente arrivano dalla Francia, Germania e dall’Austria. “Anche a gruppi di 20-30 aeromobili” spiega. Sono tanti, quindi, i temerari del cielo che decidono di trascorrere alcune ore o addirittura dei giorni nella struttura. Il comfort degli appartamenti, le prelibatezze enogastronomiche e l’incantevole paesaggio sono la cornice ideale per una vacanza, per un momento di relax. E poi non mancano le tante manifestazioni che ogni anno si svolgono proprio all’interno del residence “Serristori”. Una su tutte, la “Festa dell’Aria” che richiama migliaia di persone dai paesi limitrofi e non solo. Grazie, quindi, alla “combriccola” di amici a Castiglion Fiorentino si trova un villaggio turistico con un centro volo per disabili, punto di riferimento per tutta la penisola italiana. Ma c’è anche il “Residence Serristori” con i suoi 15 appartamenti, di cui 8 accessibili ai disabili, un ristorante ed una piscina. Un luogo di divertimento puro. Immersi nella natura incontaminata è, infatti, possibile gustare le prelibatezze enogastronomiche della zona, rilassarsi in piscina e ogni tanto alzare il naso verso il cielo dove gli “uccelli di ferro” disegnano un cuore. Ritorna sempre il volo, lo spazio, il cielo, le nuvole e l’immensità. In una sola parola la libertà.
Storia dell’azienda agrituristica “La Crosticcia”
Più che un’imprenditrice agricola si considera una “Contadina”. “Perché – dice – la parola racconta le mie radici. Chi sono, i miei valori , ma soprattutto il mio futuro. Non ci può essere avvenire se non teniamo in debita considerazione la storia, le tradizioni, il nostro passato”. Questa è la filosofia di vita di Chiara Vilucchi, proprietaria dell’azienda agrituristica “La Crosticcia” che si trova in località Cozzano, la porta nord di Castiglion Fiorentino. E anche nella scelta del nome dell’azienda ha cercato di rimanere fedele al passato. Infatti, dopo un’accurata ricerca nelle mappe catastali “ho scoperto – aggiunge – che la tenuta dei miei nonni paterni sorgeva nella zona denominata ‘Crosticcia’. Da qui, appunto, il nome della struttura”.
Il passato, dunque, che diventa presente. Perché le tradizioni non sono altro che le “regole” che si trasmettono dai genitori ai figli, per millenni. Un insegnamento, un dono di saggezza che bisogna sia conquistare vivendo a contatto con la natura che custodire con cura. Chiara è anche una giovane donna che, durante il suo cammino di vita, ha lanciato una simbolica sfida al mondo del lavoro. “Ho iniziato quest’avventura nel 2001, prima avevo un altro impiego”. Si perché nonostante le battute di arresto, anche dolorose, si è rimboccata le maniche e ha cominciato a ri-scrivere un nuovo capitolo della sua biografia. E il percorso non è stato semplice. Ci sono voluti 3 anni per ristrutturare l’antico casolare e per allestire il giardino. “Prima al piano terra c’erano le stalle e i granai – racconta – mentre al primo piano si trovava la casa dei miei nonni”. Oggi l’edificio conta due appartamenti, dotati di tutti i comfort, con 8 posti letto. E nella classifica degli agriturismi ha ottenuto il massimo riconoscimento: 3 spighe.
“Nella ristrutturazione abbiamo cercato – continua – di mantenere inalterato lo stile rustico toscano e dove è stato possibile abbiamo anche recuperato gli antichi materiali”. Infatti, per esempio, i vecchi lastroni che componevano il pavimento delle stalle oggi sono stati utilizzati per formare il marciapiede intorno al casolare. “Qui – e lo dice indicando con orgoglio la struttura – vive il mio cuore. Qui sono nata, la prima di due figli. Mio fratello si chiama Giuseppe come il nostro nonno paterno. Qui ho i ricordi più belli, quelli dell’infanzia. Ancora oggi mi rivedo quando giocavo nell’aia sotto gli occhi attenti di mia nonna. Qui sono cresciuta ed oggi, qui, ho ri-costruito il mio futuro”. Il casolare, con la sua ampia piscina, sorge al centro dell’azienda, immerso dal verde argentato degli oltre 1000 olivi e dal verde lussureggiante della vigna. “Il vino che produciamo – puntualizza – lo usiamo all’interno dell’azienda”. Diverso, invece, il discorso per l’olio extravergine d’oliva “La Crosticcia” e per il miele, entrambi prodotti da agricoltura biologica. “La mia famiglia è stata un precursore del biologico.
Mio padre Ezio, sostenuto da mia madre Erica, ha cominciato nel 1982 con la produzione sia dell’olio che con quella del miele. Forse è stato il primo a Castiglion Fiorentino. E di questo ne siamo orgogliosi !” Ed oggi, a 31 anni di distanza, l’etichetta “La Crosticcia” è diventata una realtà sia nel campo dell’olio extravergine d’oliva I.G.P. che del nettare degli insetti operosi. “Abbiamo 3 diversi tipi di miele: millefiori, acacia e castagno che invasiamo personalmente nel nostro laboratorio. Come del resto facciamo anche con l’olio”. E questi straordinari prodotti della terra diventano anche un gustoso e apprezzatissimo “assaggio” di benvenuto per tutti gli ospiti dell’agriturismo “La Crosticcia”, un’oasi di relax e natura. “La possibilità di raccogliere i frutti dell’orto – racconta Chiara – è il regalo più bello che gli potessi fare. Soprattutto amano mangiare i pomodori. Una passata sotto l’acqua e li addentano come se fossero delle mele”. I turisti che decidono di trascorrere le proprie vacanze da Chiara arrivano prevalentemente dal Nord Europa. Belgio ma anche Svezia, Danimarca e Olanda. “Essenzialmente ci scelgono – aggiunge – sia per l’assoluta tranquillità del luogo, i maestosi alberi e i grandi cespugli di fiori fanno da barriera naturale contro il rumore cittadino, che per il rapporto di amicizia che nasce tra di noi. La mia casa e quella dei miei genitori sono sempre aperte, per tutti. Sembriamo, veramente, una grande famiglia. Tant’è che ogni anno i villeggianti si dilettano in cucina preparandoci i loro piatti tipici. E noi ricambiamo con le nostre prelibatezze. Come la porchetta”. Ospiti, dunque, ma anche amici. “Ho visto crescere i loro bambini – afferma – tra di noi è nato un affetto sincero. I bimbi mi mandano i pensierini e i disegni che fanno a scuola ed io contraccambio con le foto della mia vita in azienda”. C’è, quindi, uno scambio osmotico tra di loro. Chiara gli insegna ad assaporare i cibi di una volta, dal sapore antico. E forse loro insegnano all’imprenditrice agricola di vedere con occhi diversi sia i tesori artistici del luogo che le bellezze della natura. “Quasi ogni sera – racconta sorridendo – stanno con il naso all’insù. Rimangono rapiti dal cielo luccicante di stelle. Da loro, così dicono, la volta stellata è meno brillante”. Ma rimangono sedotti anche dal grande e vecchio cipresso che sorge dietro il casale. “E’ stata mia nonna, appena sposata, a piantare alcune pigne, noi le chiamiamo ‘croccole’, nel terreno da cui è nata questa meravigliosa pianta”. La guarda, la sorveglia, la protegge dall’alto. Come avrebbe fatto sua nonna. “Sarebbe orgogliosa di me, di quello che sono riuscita a costruire. Non è stato facile e non lo è tutt’ora. Quando, la sera, rientro a casa sono distrutta dal lavoro ma al contempo sono felice. Chi non vive a contatto con la natura ma soprattutto chi non vive facendo parte della natura non lo può capire fino in fondo”. Sicuramente lo hanno capito i tanti ospiti dell’agriturismo “La Crosticcia” che ogni anno ritornano a Castiglion Fiorentino. Per loro è come ritornare da un vecchio parente, un amico carissimo con cui decidi di trascorrere i momenti più felici della propria vita.
La storia dell’Agriturismo “Santo Stefano”
Un tempo nelle case di campagna si ospitavano sia i parenti che gli amici vogliosi di passare qualche giorno immersi nella natura. Oggi quelle stesse dimore sono diventate pregevoli agriturismi che accolgono decine e decine di visitatori e di turisti provenienti da ogni parte del pianeta. C’è un mutamento generazionale tra il primo mondo abitato dai nonni e quello odierno gestito e curato dai loro nipoti. E questo inconsapevole passaggio di testimone lo ritroviamo nella storia dell’azienda agrituristica “Santo Stefano”. C’è un nonno, Alberto Bernardini, e c’è il nipotino, Michele. Sono l’uno accanto all’altro. Hanno di fronte a se una gerla ricolma di prodotti della terra. Tra di loro esiste un legame indissolubile che nemmeno il tempo può provare a scalfire. Sono legati a doppio filo non solo dal vincolo di parentela. Sono legati a doppio filo perché Alberto ha donato esperienza e tradizione al giovane “allievo”. Michele, poi, ha portato e porterà vigore ed innovazione a tutta l’azienda. Un secolo di storia, di vita in comune, dunque, che viene raccontato in un marchio, nel brand dell’agriturismo “Santo Stefano”. È questo il “fil rouge” che lega l’intera famiglia. Tre generazioni a confronto, il nonno Alberto, il babbo Antonio con la mamma Marinella ed infine il secondogenito Michele. Tutti insieme hanno lavorato per trasformare un semplice podere di campagna in un’azienda agrituristica di pregio. Produzioni eccellenti come olio, vino e miele biologico e tanti ospiti che ogni anno decidono di trascorrere le vacanze in un vero e proprio paradiso incantato. La storia della tenuta “Santo Stefano” si perde nella notte dei tempi. La famiglia Bernardini risiede nell’incantata Valle di Chio già dal 1.400. “E’ stato mio zio Fra’ Gregorio Billi, abate generale dei frati cistercensi – racconta Antonio Bernardini – a ricostruire l’albero genealogico”. Un legame profondo tra il religioso, la famiglia e la silenziosa valle di Castiglion Fiorentino. “Ogni anno, d’estate, veniva a casa nostra. A quel tempo – continua – i miei genitori gestivano un mulino a Col De’ Bidone”. Qui c’era una piccola chiesetta dove l’abate si ritirava in preghiera. “Per noi ragazzi – aggiunge Antonio – il suo arrivo era vera una festa”. Da allora quanto tempo è passato. Tutto è scorso tranquillo, nella taciturna valle. Fino al 1985 quando, proprio sulla spinta del giovane Michele, viene deciso di trasformare una vecchia masseria in un progetto moderno ma dalle radici profonde. “Ci siamo rimessi in moto – spiegano all’unisono Antonio e Marinella – il primo obiettivo era quello di trovare un nostro spazio sul mercato. E per fare questo dovevamo acquisire una grande preparazione, competenza e professionalità”. Mentre veniva allestita una casetta per l’accoglienza dei turisti, l’azienda agricola si specializza nella produzione di olio, vino e miele, tutti prodotti biologici. “Oggi – raccontano all’unisono il babbo Antonio e il figlio Michele – contiamo ben 130 arnie dislocate in 5 luoghi della Toscana. Il nostro intento è quello di realizzare più tipi di miele per venire incontro ai tanti gusti del cliente. Per questo motivo abbiamo anche realizzato una linea particolare dove al miele mixiamo il 5 % di frutta fresca, dagli agrumi alla mela ai frutti di bosco. In questo modo il prodotto risulta piacevole al palato praticamente a tutti”. E le esportazioni volano. “Da Hong Kong, la porta nobile dell’oriente – sostengono – alla Finlandia”. Ma nell’azienda agrituristica “Santo Stefano” si produce anche l’olio extravergine d’oliva biologico. “Olevm” la sua etichetta. “Abbiamo circa 600 olivi – aggiungono – suddivisi in 3 varietà: Frantoio, Leccino e Moraiolo” . Di punta anche la produzione del nettare degli dei. “Abbiamo 6 tipi di vini – raccontano Antonio e Michele – si tratta di due rossi, ‘Senaia’ e ‘Zoccoli’. Un bianco ‘Venere’ dedicato alla bellezza della Valle di Chio da cui proviene. Un rosato ‘Bocca di Rosa’, un sangiovese in purezza, che ha preso il nome dalla canzone di Fabrizio de André. È stata un’idea di mia figlia Sara. Abbiamo poi un vinsanto doc Valdichiana, classico vino liquoroso. Ma il nostro capolavoro è rappresentato da ‘Passium’, un vino rarissimo che si ottiene da uva muffita. Nel 2008-2010 ha ottenuto il Premio Chimera come vino da dessert”.
Gli ettari di vigna ammontano complessivamente a 4,5. E ogni anno vengono prodotte dalle 8 alle 12 mila bottiglie. I vitigni, per rimanere in sintonia con il territorio di origine, sono autoctoni toscani. Addirittura c’è una singolare storia che riguarda sia “Zoccoli” che “Passium”. Entrambi i vini provengono dal vigneto storico di Zoccoli, da qui il nome del vino rosso, e si narra che nel 400 San Bernardino da Siena, proprio in quel luogo, abbia impiantato una prima vigna. “Ci sentiamo i custodi di questo antico e allo stesso tempo affascinante mestiere – afferma Antonio – e proprio nella cripta del convento francescano di Zoccoli abbiamo allestito una cantina dove organizziamo delle degustazioni. Solo lo scorso anno una comitiva di 50 giapponesi ha partecipato a questi rendez vous”. Oggi l’azienda agrituristica “Santo Stefano” conta 3 piccole unità abitative. Ma “ci stiamo orientando – spiegano Antonio e Marinella – nel ricevimento di gruppi internazionali e familiari”. L’interesse è essenzialmente orientato sia alle visite guidate con degustazioni che alla partecipazione di corsi di cucina tradizionale toscana. “Adorano – aggiungono – poter mangiare quello che cucinano”. Così Marinella insieme alla mamma e alla suocera si mette ai fornelli e comincia a sfornare tante prelibatezze. “Rimangono incantati – afferma sorridendo la donna – quando facciamo la pasta fresca”. Nell’agriturismo “Santo Stefano” si può vivere un’esperienza unica, che seppure nuova e mai sperimentata, regala fin da subito la splendida sensazione di essere in un ambiente familiare. “Per noi è importante – conclude Antonio Bernardini che tra l’altro è il Presidente dell’Associazione Amici della Valle di Chio – che il visitatore viva a contatto con l’azienda che li ospita e li supporta nella conoscenza del territorio. Le strutture e i prodotti enogastronomici raccontano chi siamo, le nostre radici oltre alla ricchezza storica-artistica di Castiglion Fiorentino. Basta una passeggiata a piedi, a cavallo, in bicicletta seguendo i tanti viottoli che solcano le nostre campagne, i sentieri fra i boschi e le vette per apprezzare i panorami e gli incontri inusuali con fauna e flora selvatica: agriturismo significa ritrovare la quiete dello spirito e ritemprare il corpo!”
Storia dell’Agriturismo “Le Capanne”
Quando si apre il quaderno dei ricordi è come sfogliare un bel libro illustrato di quelli che si avevano da bambini. Anche se sono visti e rivisti vengono continuamente sfogliati. Questo è quello che succede agli ospiti dell’agriturismo “Le Capanne” di Castiglion Fiorentino. Quando camminano nella proprietà di Margherita Buccelletti, del marito Vincenzo Mazzeschi e dei figli Gabriele e Annamaria, fanno un tuffo nel passato. Qui tutto parla di solide tradizioni, di quella storia che è alla base della società moderna. Non riescono a smettere di guardare l’inconfondibile panorama, rimangono incantati dalla moltitudine di sapori e di colori. Ci troviamo nella Valle di Chio, una delle più piccole e suggestive valli dell’appennino toscano. Qui immerso nel verde sorge un antico casale di famiglia che alcuni anni fa è stato ristrutturato in 4 appartamenti. “Abbiamo mantenuto inalterato – afferma Margherita – l’architettura originale senza però dimenticare le comodità del moderno”. Attorno alla struttura, arricchita da una grande piscina, si trovano tantissime piante di olivo secolari e un rigoglioso bosco che protegge e ripara gli ospiti dal caos cittadino. Dalla “porta verde” è possibile intravedere una natura selvaggia e incontaminata dove scorrazzano indisturbati cinghiali, caprioli e daini. Un paradiso rigoglioso, dunque, da cui vengono attinte le forze per produrre i frutti della terra di altissimo pregio. Si perché il cuore dell’agriturismo “Le Capanne” è l’azienda agricola biologica che produce, tra le altre cose, l’olio extravergine di oliva biologico e ben 4 vini. “Quest’anno – precisa Gabriele Mazzeschi – il nostro olio è stato selezionato dal Consorzio per la Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano IGP come fornitore ufficiale delle aree hospitality dello stadio Artemio Franchi di Firenze”. Un ottimo riconoscimento, quindi, che si aggiunge agli altri ottenuti con i vini. “Produciamo – continua – 4 vini. Un bianco I.G.P., ‘Mezzavia’, un vinsanto D.O.P. Valdichiana, ‘Fontemazza’, e due rossi. Si tratta di ‘Foramacchie’, un I.G.P., e il ‘Commendatore’, un I.G.P. Toscana Syrah. A quest’ultimo sono particolarmente legato visto che è stato dedicato al mio bisnonno, Michele Giusti, che negli anni ’70 fu insignito dell’onorificenza al merito della Repubblica”. M.G. Stesse iniziali sia per il bisnonno che per Gabriele. Una coincidenza che si è trasformata nel brand di famiglia. Tradizioni, dunque, storia anche personale, passione che si trasforma in un’attività lavorativa. “Lo scorso anno Gabriele – spiega Margherita – si è laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie con 110 e lode discutendo una tesi sui vini e i loro nomi”. Una nuova generazione che porta in azienda un po’ di aria di freschezza e tante novità ma che guarda con attenzione ai traguardi raggiunti dai propri pro-genitori. Come la voglia e la volontà di riportare in auge un vecchio seme di grano tenero dalle proprietà organolettiche eccellenti. Si tratta del “Verna”, una varietà antica recuperata da Marino Gasparini, ex Direttore dell’Istituto di Agronomia dell’Università di Agraria di Firenze, e che Gabriele insieme alla mamma Margherita e al babbo Vincenzo hanno fortemente voluto produrre. Un’avventura che sta portando i suoi buoni frutti, tant’è che anche i mass media si sono occupati di loro. “Teletruria”, un emittente televisiva locale, ha dedicato un’intera puntata della trasmissione “Terra d’Arezzo” condotta dal nutrizionista Pierluigi Rossi all’azienda agricola “Le Capanne”. ” Portiamo il nostro grano – raccontano Margherita e Gabriele – al Mulino Parri dove viene macinato a pietra e distribuita la farina ad alcuni fornai della zona”. Ma non è tutto. “Per la prima volta – sottolineano – produciamo anche il farro”. Prodotti dal sapore antico che vengono venduti, insieme a tutte le produzioni agricole biologiche, nei mercati di “Campagna Amica” e del “Mercatale”.
Dal produttore al consumatore, quindi, una politica che viene attuata anche nell’agriturismo. Infatti, tutti i prodotti dell’azienda agricola biologica vengono degustati anche dagli ospiti. “Possono – spiega Margherita – raccogliere liberamente i frutti sia del nostro orto che dei nostri frutteti. Assaporare il vero gusto di pomodori e peperoni, delle erbe aromatiche, di fichi e di ciliegie è un piacere unico e irripetibile”. Un piacere unico e irripetibile che mette d’accordo tutti gli ospiti della tenuta “Le Capanne”. A partire dalla famiglia del Sud Africa che ha fatto proseliti nel continente nero. “Lo scorso anno – racconta sempre Margherita – ci hanno regalato una borsa fatta con vari pezzi di stoffa ognuno dei quali è caratteristico di una parte diversa dell’Africa”. Ma non sono i soli. “Nel settembre 2012 – aggiunge – sono venute 3 famiglie canadesi che ci hanno invitato a cena nell’appartamento ed hanno cucinato loro cercando di usare alcune ricette toscane. Ci hanno regalato dei prodotti biologici provenienti dal Canada e ricavati da una pianta che si chiama ‘érable’: ‘Gelée à l’érable’, ‘sucre d’érable’, ‘sirop d’érable’. Ovvero la pianta d’acero da cui si estraggono numerosi prodotti come lo sciroppo e lo zucchero”. Se hai, quindi, voglia di una vacanza in pieno relax dove l’ospitalità e la buona cucina la fanno da padrone non puoi non pensare all’agriturismo “Le Capanne” di Margherita, Vincenzo, Gabriele e Annamaria. E non puoi andar via senza aver gustato il vino e l’olio extravergine che viene prodotto in azienda.
La storia dell’agriturismo “Fonte Vinaglia”
Un bosco incantato, un oliveto argentato e una sorgente che da il nome all’agriturismo di Manuela Faralli. “Fonte Vinaglia”, così si chiama, l’antico casolare che dal 2001 ospita i turisti sia italiani che stranieri, quest’ultimi provenienti dal Nord Europa e non solo. Ci troviamo a Orzale, una delle 16 frazioni che compongono l’incantata Valle di Chio a Castiglion Fiorentino. “Il podere – racconta Manuela – è stato acquistato da mio padre Vasco negli anni ’60”. “Quanti ricordi!” aggiunge, dopo, sorridendo. Era poco più di una bimba quando insieme alla famiglia scorrazzava nel bosco alla ricerca della castagna più bella. Instancabile, poi, voleva sempre “aiutare” i parenti nella raccolta delle olive. Passano gli anni e Manuela diventa una giovane donna. E “Fonte Vinaglia”, di pari passo, diventa la location sia per le partite di pallavolo che per i veglioni dell’ultimo dell’anno insieme agli amici. “I preparativi – continua – iniziavano diversi mesi prima”. Arriviamo nel 2000 e viene deciso insieme al marito Roberto di trasformare il vecchio casolare di campagna in qualcosa di più. E l’anno dopo nasce l’agriturismo “Fonte Vinaglia”. “Questo è stato possibile – precisa Manuela – perchè da sempre lavoriamo nell’azienda agricola di famiglia che produce, tra le altre cose, anche l’olio extra vergine d’oliva. Il brand ‘Ziro’, olio biologico, è in commercio dal 2011”. Quindi non c’è agriturismo senza un’azienda agricola alle spalle che parli di ambiente, tradizioni e memorie di un passato florido e rigoglioso. “Ma non basta!” puntualizza. Mentre Manuela frequenta corsi di marketing, psicologia, cucina e accoglienza, il marito Roberto partecipa a quello sull’olio realizzato dalla Regione Toscana. “Per noi – aggiungono all’unisono – quest’avventura rappresentava veramente un salto nel buio. Ed è per questo motivo che abbiamo frequentato numerosi corsi organizzati da varie associazioni ed enti. Oggi per andare avanti bisogna essere informati e competenti senza lasciare nulla al caso. In modo particolare curiamo, e i nostri figli Linda e Dario ci danno una grossa mano, anche l’aspetto informatico e multimediale”.
Mesi di sacrifici, dunque, che porteranno alla conquista di 3 spighe, il massimo riconoscimento per una struttura agrituristica. Il casolare, che può ospitare fino a 8 persone e che si dispone su due piani, ha mantenuto inalterato il fascino dello stile toscano. “Per l’arredo abbiamo recuperato vecchi mobili di famiglia” spiega Manuela. L’esterno, poi, è un tripudio di colori e profumi. Oltre al rigoglioso giardino con erbe aromatiche e la piscina con vista panoramica, la struttura è circondata da oliveti, boschi e castagneti. “Per chi vuole la privacy – sostiene Roberto – ‘Fonte Vinaglia’ è il luogo ideale!” ” Vivere qui – continua – vuol dire assaporare la Toscana nella parte più vera e più semplice”. E quando si pensa al “sapore”, al gusto, il pensiero corre all’eccellente cucina toscana-castiglionese. “Quando – afferma Manuela – mia suocera Anna si mette ai fornelli si respira veramente aria di festa. Addirittura, mentre ‘tira’ la pasta gli ospiti cominciano a fotografarla”. E tra un bicchiere di vino e un piatto di tagliatelle, nasce e si fortifica l’amicizia. Tutto questo è “Fonte Vinaglia”. Qui il tempo non sembra essere mai passato.
La storia dell’agriturismo “Mulino Vecchio del Cilone”
Come i protagonisti di un vecchio film canadese “Sliding Doors”, “Porte Girevoli”, così Giovanna e Romano con sguardo sottile aprono la porta della loro vita verso una realtà totalmente diversa. Difronte al bivio tra passato e futuro, tra storia e “favola” decidono di trasformare completamente le loro esistenze. Solo una decina di anni fa vivevano in una fattoria a Vanzaghello, comune alle porte di Milano, dove producevano latte e cereali. Oggi, invece, dopo varie peripezie, sono i proprietari dell’agriturismo “Mulino Vecchio del Cilone” che sorge nell’incantata Valle di Chio a Castiglion Fiorentino e producono ortaggi biologici olio e vino. “La serie di coincidenze positive che hanno caratterizzato la nostra vita – affermano all’unisono – ci hanno convinto che dovevamo abitare in questo meraviglioso paese”. La scelta di trasferirsi arriva, essenzialmente, dopo l’ampliamento dell’aeroporto di Malpensa. “L’ambiente – continuano – si stava modificando a causa dello smog e le giornate erano ormai scandite da ritmi snervanti”. Così, nel mese di febbraio del 2000 decidono di trascorrere una settimana a Castiglion Fiorentino. Una 30tina le visite ed incontri messi in cantiere ma che non portano a nulla d’interessante. Fino alla domenica mattina quando, con le valigie in mano, arrivano nella stupenda Valle di Chio. “Nonostante la pioggia e la flora selvaggia – spiegano – veniamo ‘rapiti’ dalla location”. L’incuria la fa da padrone. I rovi e le sterpaglie “mangiano” quasi tutta la casa disabitata da 15 anni. Tant’è che l’edificio viene ricostruito ex novo. Un lavoro lungo e laborioso ma che una volta completato da i suoi buoni frutti. “Prima di azionare ruspe ed escavatori – spiegano – abbiamo fatto una ricerca nella locale biblioteca. E abbiamo visto che l’edificio, si tratta di un vecchio mulino, da qui il nome dell’agriturismo, era già stato disegnato dal celebre Leonardo da Vinci”. Ci vogliono 3 anni, tutto documentabile con foto e quintali di carta, sia per bonificare che per alzare il livello dell’area oltre a costruire l’agriturismo. 3 appartamenti, arredati con i mobili acquistati nei mercatini, di cui uno per i diversamenti abili. E come la “cigliegina” sulla torta così i vecchi stemmi di famiglia prendono posto sopra i camini. “Dopo tanti sacrifici – afferma Giovanna – siamo stati in grado di portare a termine il nostro progetto lavorativo che coinvolgeva e stravolgeva completamente anche la nostra vita”. Siamo nell’aprile 2003 e dalla teoria è tempo di passare alla pratica.
“Siamo stati fortunati – sostiene – i nostri vicini di casa ci hanno benevolmente accolto. Addirittura alcuni di questi ci hanno aiutato anche nella nostra nuova attività agricola”. Grazie ad un amico di professione ambulante i primi ortaggi coltivati nei campi della Valle di Chio vengono venduti al mercato. E grazie ai vicini di casa il figlio Riccardo fa subito amicizia con i nuovi compagni di scuola mentre Alessio recupera in parte la salute e gode del favoloso clima temperato e dei colori del territorio. La vita, dunque, ri-prende il suo percorso interrotto qualche anno prima a 450 chilometri di distanza. La cantina si riempie di vino e le dispense si riempiono degli ortaggi biologici prodotti in azienda. Giovanna segue dei corsi di cucina toscana. “Ma le ricette più sfiziose – racconta – le ho ‘catturate’ dalle nonne del paese”. Siamo nel 2004 e arrivano i primi ospiti. Ma sarà l’anno successivo, il 2005, l’anno della svolta. Grazie al passaparola e grazie alla tecnologia multimediale, l’agriturismo “Mulino Vecchio del Cilone” accoglie molti ospiti. Il 90 % sono italiani provenienti da tutto lo stivale. “Essenzialmente cercano – spiega Romano – pace e tranquillità. Vogliono riscoprire i sapori di una volta, quelli genuini. Come è successo al direttore di un famoso tour operator ospite dell’agriturismo con la sua famiglia. Sosteneva che era stanco degli asettici e lussuosi hotel. Voleva calore e colore”. E all’agriturismo “Mulino Vecchio del Cilone” ha trovato il colore della campagna castiglionese con i suoi prelibati frutti. “Tutti gli ospiti – afferma Romano – possono raccogliere i prodotti del nostro orto”. Ed ha trovato il calore della gente di campagna. “L’ospitalità – continua – da noi è unica e sacra. Mangiamo tutti insieme a tavola i prodotti del nostro territorio”. Così, come le tessere che compongono un puzzle il percorso di vita di Giovanna e Romano si delinea passo dopo passo favorendo un viaggio lungo 450 chilometri, dal Nord Italia a Castiglion Fiorentino. Ma non è finita qui. “Sono entusiasta di questa vita – afferma Romano – ed ho sempre voglia di fare qualcosa di nuovo”. Infatti, mentre ogni anno il giardino si arricchisce di una nuova pianta l’agriturismo s’ingrandisce strada facendo, prima con la piscina e il fotovoltaico, poi con la spaziosa veranda dove vengono servite sia la colazione che la cena e per ultimo l’ampliamento delle 3 camere con bagno. In tutto, oggi, la struttura conta 12 posti letto più 9 lettini. Si dice, quindi, che il destino di un uomo se non del tutto ma almeno in parte sia già delineato fin dalla nascita. E sentendo la storia di Giovanna e Romano ci si può credere.